Nella scultura come nella pittura di Filippo La Vaccara non c’è nulla di astruso o d’inesplicabile. Quel che si vede sulla superficie nel modellato delle sue opere è semplice e chiaro, ma non per questo ovvio. Quel che si vede è meno di quel che c’è per permettere all’osservatore di colmare il visibile e l’invisibile. La semplicità nella sua pratica è allo stesso tempo una cifra iconografica e stilistica. Sono semplici le immagini, in alcuni casi ingenue, tratte dal mondo dell’infanzia e delle favole. Sono semplici ed essenziali le forme. La narrazione invece è solo accennata, diventa l’inizio di un percorso che s’interrompe generando un’atmosfera di sospensione.